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La Chiesa Madre è accostata al palazzo baronale e concepita come cappella palatina dello stesso palazzo per l'uso privato del barone, il quale vi poteva accedere dalla sua residenza attraverso una servitù costituita da un matroneo o littrinu, ossia una sorta di palco sopraelevato che, ancora oggi, mette in comunicazione il palazzo con la chiesa. Dopo il 1672 la famìglia Gravina, succeduta ai Bellacera nel possesso del feudo di Comitini, consacrò la chiesa a S. Giacomo Maggiore Apostolo che, patrono di Caltagirone, città di origine dei Gravina, assunse tale funzione anche a Comitini. La chiesa rimase una Vicarìa curata sino alla fine del 1864 e fu elevata alla dignità di Arcipretura dalla curia vescovile di Agrigento con bolla del 28 marzo 1865; il primo Arciprete di Comitini fu il sacerdote Gerlando Cacciatore. La Chiesa Madre presenta un prospetto classicheggiante, diviso in due grandi sezioni inquadrate da colonne con capitelli dorici e ionici e sormontato da una struttura a timpano, il quale fu realizzato nel 1725 per volontà della principessa Maria Antonia Gravina. Al suo interno la chiesa si presenta a unica navata con ricche decorazioni a stucco nell'abside e ai lati, nei quali si distinguono due altari con strutture a timpano, sormontate da sculture angeliche. Oltre all'altare della Madonna di Fatima nel lato destro, immediatamente prima dell'abside, sono presenti diverse statue, tra le quali si segnala quella di S. Giacomo, patrono di Comitini |
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